Ricerche

Basandosi su studi di carattere idrogeologico, il mito dei Due Fratelli Kulabob e Manu(p) lascia ipotizzare una prolungata dispersione migratoria dal Sudest Asiatico verso i bacini delle grandi civilità d'Occidente e d'Oriente, legata a cambiamenti climatici innescatisi 14mila anni fa.

In gran parte inesplorata sino alla seconda metà del XIX secolo, ma dalla mappatura tuttora complessa per i limiti del sistema satellitare "Papua Atlas" ideato dal Center for International Forest Research (CIFOR), la seconda più grande isola al mondo ha iniziato a essere conosciuta grazie soprattutto al contributo italiano.

Le borse cordate non rappresentano solo l'artefatto femminile più diffuso sull'isola, ma nei loro nodi e intrecci rivive una complessa gerarchizzazione dei rapporti sociali fra sessi, messa in discussione dal successo di alcune donne artiste in Occidente.

Quando visitatori dalla pelle più chiara mettono piede sull'isola, gli abitanti della costa di Madang li riconoscono come pikinini, "figli di Kulabob". Sono loro che, una volta ancora, provano a modificare la Legge di Manu(p) sviluppando nuove tecniche di lavoro destinate a cambiare i costumi tradizionali.

Il mito di Kulabob e Manu(p) ha trovato in una leggera forma di anemia degli abitanti della costa di Madang, in Papua Nuova Guinea, un marcatore genetico attestante antichissime migrazioni di circa 5.000 anni fa. O addirittura oltre.

Presente in una vastissima area del pianeta che si stende dal Pacifico Orientale al Mediterraneo Occidentale, il mito dei Due Fratelli è la storia di fondazione più importante in Papua Nuova Guinea, ma solo lungo la costa settentrionale. Un'anomalia che risospinge alle origini umane della civiltà...