4.6 Il segreto del voyeur

10.02.2023

Grazie allo slittamento prospettico favorito dal calligramma, l'abituale e artefatta corrispondenza fra parole e cose torna a incrinarsi, liberando spazi creativi. Guardare senza decifrare non è solo vocazione dell'artista, ma di un soggetto ancora aperto alla scrittura della propria identità

(se non letto prima, si rimanda al post "4.5 La scoperta del Doppio")

Nonostante l'abitudine a comunicare per differenze e somiglianze, il linguaggio del doppio genera effetti del tutto imprevedibili rispetto al linguaggio della biunivocità. Il doppio, infatti, mette in movimento conflittualità semantiche irriducibili, la biunivocità opera per rimuovere ogni diversità a favore di una corrispondenza fittizia, perché sempre riduttiva.

Nel tentativo di smarcarsi dai vicoli ciechi del finito e del concluso (tali in realtà solo a uno sguardo superficiale), Foucault suggerisce allora di dedicarsi alla ricerca di espressioni "calligrafiche", volte cioé a "compensare l'alfabeto, ripetere senza il soccorso della retorica, prendere in trappola le cose attraverso una doppia grafia".

Se i testi letterari studiati dal filosofo di Poitiers individuano soprattutto oggetti sdoppianti (il velo, la catena, lo specchio, la gabbia...), il saggio Questo non è una pipa (Se Studio Editoriale, Milano 1988) mette in gioco ciò che Foucault intende propriamente per filosofia del doppio: il linguaggio non consiste in ciò che si dice, ma nemmeno nelle strutture che lo rendono significante. Fa riferimento, invece, a qualcosa che ha a che fare con l'auto-implicazione, con il vuoto che in esso si scava: il doppio, appunto.

Prendendo in considerazione gli enunciati della figura, è possibile ad esempio far dire alla figura ciò che il testo rappresenta. Questo tipo di letteratura si rivolge a una scrittura che non opera più nell'indifferenza, nell'apertura e nel biancore inerte della carta; le impone invece di distribuirsi secondo le leggi della forma simultanea, attuando in tal modo uno "svuotamento del testo intestino" (op.cit., p. 27).

"Il calligramma si serve della proprietà delle lettere di valere contemporaneamente come elementi lineari che si possono disporre nello spazio e come segni che devono succedersi secondo la sola concatenazione della sostanza sonora...Perciò il calligramma si propone di cancellare ludicamente le più antiche opposizioni della nostra società alfabetica"

(ib., p.27)

Lo scivolamento prospettico suggerito mira ad avvicinarsi a un linguaggio purificato dai "trabocchetti della retorica". Individuare il luogo del doppio significa di fatto scardinare l'ordine del costituito, dell'abituale, dell'evidente, portando al paradosso il senso comune e offrendo al soggetto uno spazio di libertà per riarticolare la propria personalità. Le parole del calligramma non fanno altro che "disegnare" parole riducendo il testo in forma di immagine, ma offrendolo ancora in forma di grafia. Questo invisibile slittamento della scrittura nel disegno e del disegno nella scrittura permette di nascondere contemporaneamente ciò che si mostra e ciò che si dice: dà l'impressione di una corrispondenza perfetta, eppur artefatta, fra i due piani. L'ordine appare in tal modo il frutto di un'esigenza comunicativa che rimuove le differenze originarie e irriducibili fra visione e scrittura. Se ciò che viene visto non è ciò che viene detto, allora il gesto stesso della scrittura comincia a farsi problematico, dal momento che non si esercita più su un supporto passivo, soggetto vedente/visto incluso.

Facendosi voyeur, l'uomo contemporaneo scopre paradossalmente la possibilità di sottrarsi ai condizionamenti mediatici e del controllo sociale, entrambi fondati sull'indiscussa fiducia nell'efficacia del messaggio subliminale sulla volontà del soggetto. Foucault è chiaro a riguardo:

"bisogna che lo sguardo si tenga lontano da qualsiasi decifrazione; bisogna che le lettere rimangano punti, le frasi linee, i paragrafi superfici e masse - ali, steli o petali; bisogna che il testo non dica nulla al soggetto osservante, che è un voyeur e non un lettore. Non appena egli si mette a leggere, infatti, la forma si dissolve; intorno alla parola riconosciuta, alla frase capita, gli altri grafismi volano via portando con sé la pienezza visibile della forma, e lasciando soltanto lo svolgimento lineare, in successione, del testo..."

(ib., p.31)

Per quanto decifrare e leggere siano per l'uomo contemporaneo attività ormai quasi connaturate, occorre sempre tener presente che tutto quanto si offre al nostro occhio e orecchio "pre-orientato" è solo falsa immediatezza. Indipendentemente da chi o da che cosa sia prodotta l'espressione, il primo passo per sottrarsi agli automatismi associativi del nostro metodo di lettura e scrittura è prendere distanza. Lasciar essere. Rinunciare alla pretesa di afferrare subito attraverso il concetto (che, in tedesco, si dice non a caso Begriff, dal verbo greifen, afferrare, carpire, da cui anche Angriff, attacco).

Attraverso questo capovolgimento "teoretico" Foucault non chiede in realtà di rinunciare alla comunicabilità delle nostre forme di linguaggio, ma di sviluppare una diversa forma di consapevolezza attorno ad esse. Una consapevolezza che ci permetta di individuare sempre punti di rottura, faglie nel continuum dell'audiovisivo, a partire dalle quali il soggetto possa ricostruire la sua funzione fondante, oltre che di fondato.

La libertà sta dunque nelle nostre mani? (continua 4.7)