2.9 Questione di genere

24.01.2023

Se regole e procedimenti della logica discorsiva permettono di decostruire le identità come assegnazioni politiche, al contempo lasciano emergere un'alterità del corpo non riducibile a mero supporto di scrittura. La capacità biologica d'attrito può essere argine all'ideologia della vita fluida?

(se non letto prima, si rimanda al post "2.8 La risposta impossibile: dividualità e virtualità")

Dalla prigione alla "corporazione": grazie ai rapporti sempre più stretti fra tecnologia e mercato, il modello disciplinare del potere è via via evoluto verso forme di controllo meno visibili e decisamente più capillari, al punto da inscriversi nella carne stessa del soggetto.

Oggi, afferma Chauncey Coltwelt, "ciascuno è costantemente incitato a eccedere la norma, a re-istituirsi al fine di muoversi di spazio in spazio, obbedendo a quello che è il telos della corporazione" (Chauncey Coltwelt, Disciplina e Controllo, Millepiani, Milano 2001, p.48). Una tecnica di scrittura tanto più efficace quanto meno esperiamo noi stessi come entità stabili: all'individuo, infatti, il potere offre uno spettro di personalità pre-confezionate e in relazione di dipendenza dalle mere vicissitudini del presente. Tali identità risultano assegnazioni temporanee per un controllo a breve termine dell'attività svolta, volte a prevenire il divenire persona dell'individuo e a ostacolare la formazione di un proprium (stratificazioni del vissuto in grado di elaborare risposte trasversali a domande immediate).

"L'individualità - evidenzia ancora Chauncey (op. cit., p. 50) - rappresenta una minaccia perché richiede che ciascuna persona esponga, invece che sia, un'identità coerente, la quale abbia, tra le altre cose, il genere al suo centro". Se l'essere prende forma dall'interazione con ciò che è dato come "immediato indeterminato", subendone l'attrito sino a generare oggettività ipostatizzate, esporsi all'occhio della pubblicità non fa che accentuare la capacità metamorfica soggiacente tale identità. Una risorsa per controstrategie destabilizzanti, oltre che mero effetto "estrattivo" del controllo sulla vita.

Judith Butler, a riguardo, porta un esempio molto significativo nel suo saggio Gender trouble (Routledge, New York 1990, p.136): la figura del drag (letteralmente, in inglese, 'colui che strascica'). In quanto individuo di sesso biologico definito, ma indotto a rappresentare in modo esagerato il genere del sesso opposto (adottandone vestiti, gestualità, inflessione della voce, modo di parlare...), il drag non cerca di ricostruire un genere (che ancora una volta chiuderebbe il soggetto nei confini di un'identità controllabile), ma di essere un genere altro, un transeunte divenir-altro dal genere. In lui/lei prende cioè forma il rifiuto della staticità dell'essere in quanto fondamento d'identità conoscibile. Una volta che il genere viene ri-conosciuto o ricostruito come simulacro, o come serie di simulacri, la sua identità può trasformarsi in un luogo politicamente contestabile.

"L'esercizio della forza è la ripetizione della performanza significativa, la mobilitazione della possibilità entro i limiti delle correnti formazioni discorsive, possibilità che se sono costrette dalle strutture di normalizzazione, non sono da queste contenute"

(C. Coltwelt, op. cit., p. 145).

Per quanto esempio portato al limite, il drag (diversamente dal trans) spinge al parossismo la dinamica trasgressiva che induce ciascun individuo a esporsi deliberatamente, ad adottare personalità transeunti per propositi politici particolari, rifiutando in tal modo la costrizione di dover agire per tutta la vita secondo un'unica identità. Questa, allora, si rivela niente più che il risultato di una ricerca: per ri-costruirla siamo obbligati a supporla e mai saremo sicuri di averla trovata, se non dopo averla inseguita abbastanza lontano e abbastanza a lungo. "Essa appare un optimum - evidenzia Foucault (AS, op. cit., p. 198) - il maggior numero possibile di contraddizioni risolte con i mezzi più semplici". Ma se i mezzi impiegati sono molto numerosi, le coerenze trovate saranno altrettanto differenti. Quel che è certo, per il filosofo di Poitiers, è che l'identità esiste in funzione delle ontologizzazioni della logica, ancorché come destinazione biologica (un ancorché, e non un anziché, che molto dice sull'uso strumentale del pensiero foucaultiano da parte dell'attuale ideologia gender).

Considerate le proposizioni veritative prodotte da un soggetto e le relazioni che le uniscono, è possibile definire, ad esempio, un campo di non contraddizione logica, generando una sistematicità; si risale cioé dal corpo visibile delle proposizioni alla pura architettura ideale che le ambiguità della grammatica, al pari del sovraccarico significante delle parole, permettono di estrarre mediante le procedure riduttive della traduzione.

"Ma si può anche, all'opposto e seguendo il filo delle analogie e dei simboli, ritrovare una tematica più fantastica che discorsiva, più affettiva che razionale, e più vicina al desiderio che al concetto; la sua forza anima le figure più opposte, ma per fondarle subito in un'unità lentamente trasformabile; allora si scopre una continuità plastica, l'itinerario di un senso che prende forma in rappresentazioni, immagini e metafore diverse"

(M. Foucault, AS, op. cit., p. 198).

Che si prenda a riferimento il vissuto, il pensiero o il discorso, per Foucault è possibile negare l'ipotesi di una logica sessuale binaria, arrivando a rifiutare l'idea che ci debba essere un legame preciso tra genitali, quindi il maschile e il femminile, e identità di genere, quindi tra uomo e donna, con conseguente preferenza sessuale, cioè eterosessuale od omosessuale. In base a questo primo livello di lettura, la totalità e l'unicità di una persona scaturirebbe dal coagulo alchemico delle infinite sfumature di possibilità che ognuna di tali variabili, incrociandosi, determina: il "sentire transgender", quindi, rappresenterebbe l'unicità di ogni individuo che non è più ascrivibile a un gruppo sessuale binario ben definito, ma diventa la sintesi di tutte queste possibilità. L'analisi di Foucault è però più sottile e implica un secondo livello di lettura. Tematiche o sistematiche, le coerenze elaborate dal soggetto possono essere esplicite oppure no: vanno cercate a livello delle rappresentazioni che, nel soggetto parlante, sono coscienti, ma che il suo discorso - per ragioni di circostanza o per incapacità connessa alle forme stesse del linguaggio - non è stato in grado di esprimere; vanno individuate anche in strutture che abbiano costretto l'autore più di quanto non lo abbiano costruito, imponendogli, senza che lui se ne rendesse conto, postulati, schemi operativi, regole linguistiche, un insieme di affermazioni e di credenze fondamentali, oltre che tipi d'immagini o - in termini più generali - ciò che Foucault definisce una "logica illusoria" (AS, op. cit., p. 198).

La contraddizione, in definitiva, non è l'illusione di unità che si nasconde o si è nascosta, proprio perché quest'unità non è mai data ma costruita. Invece di essere apparenza o accidente del discorso, la contraddizione non esprimere altro che la legge stessa della sua esistenza e del controllo esercitato sul soggetto, ancorché dal soggetto. "Essa è sempre al di qua di lui e perciò non la puoi mai circoscrivere completamente. Allora la contraddizione funziona, sul filo del discorso, come principio della sua storicità" (M. Foucault, AS, op. cit., p. 199). Il filosofo di Poitiers, in questi delicati passaggi, mostra in realtà di essere alla ricerca di un ancoramento non artificiale, in virtù del quale far fronte a una grammatica dell'essere tanto fluida, quanto potenzialmente autodistruttiva.

La parola "cyber femminista", ad esempio, cioè il fatto di mettere insieme un percorso femminista (che è un percorso sociale esistenzialista) con l'idea di cyber (cioè con l'uso della tecnologia), rappresenta una sintesi in cui la tecnologia non è più cosa maschile, ma neppure cosa neutra; è invece una cosa di cui ci si può impossessare e che al contempo può essere utilizzata per fini libertari. Strumentalità tecnica e tensione ideologica sono in cerca di una congiuntura che disegni nuovi confini (ed equilibri) euristici; la loro differente provenienza li espone infatti a sbilanciamenti polarizzanti: non è un caso che la dimensione (corporea) transessuale tenda ad acquisire minor peso rispetto a quella (culturale) transgender, perché necessaria e funzionale alle innovazioni tecnologiche in campo medico e chirurgico, in campo ormonale o di ricostruzione genitale. Il punto cruciale sta proprio qui: la tecnologia, e conseguentemente le biotecnologie, svalutano il corpo a materia manipolabile in virtù dell'idea, la cui "funzione simbolica" prevale dunque sulla carne in quanto significante inerte della parola.

Indubbiamente le modificazioni che coinvolgono l'organico ripropongono regole e combinazioni insite nella logica discorsiva. Ma questa logica è davvero la sola e unica su cui l'uomo può contare nell'esplorazione di sé? Scrive ancora Foucault:

"dopo il disastro di Babele, (la logica discorsiva, ndr) non deve più essere cercata - fatte rarissime eccezioni - nelle parole stesse, ma piuttosto nell'esistere medesimo del linguaggio, nel suo rapporto totale con la totalità del mondo, nell'incontro con il suo spazio, con i luoghi e le figure del cosmo"

(M. Foucault, PC, op. cit., p. 52).

Totalità, appunto. Sembra di riascoltare l'Hegel della Scienza della Logica. Un simile intreccio di parole e cose, entro uno spazio considerato ormai comune (dal momento che le "cose" in sé risultano costruzioni del linguaggio), riconosce un privilegio assoluto alla scrittura in quanto luogo di differenziazione, ma comincia a sospettare che il suo supporto non sia un'inerte base ricettiva. Per quanto la vita possa scorrere nella sua inebriante fluidità, non può fare a meno di incanalarsi nei percorsi disegnati dal limite e dall'attrito della materia. (continua 3.0)